Molte donne desiderano vedere il loro piccolo prima che nasca.
L’ecografia 3D è un’indagine ultrasonografica che si basa sull’acquisizione di piani di sezione ottenuti secondo gli assi trasversali, longitudinali e obliqui e sulla successiva ricostruzione tridimensionale computerizzata della struttura oggetto di studio.
Rispetto all’ecografia tradizionale, che offre un’immagine bidimensionale in bianco e nero, consente di ottenere un’immagine tridimensionale estremamente accurata e molto simile all’originale.
A partire dalla 25esima settimana, l’immagine sarà migliore perché il feto è di medie dimensioni.
L’ecografia tridimensionale viene eseguita per via addominale mediante un ecografo dotato di una particolare sonda. La qualità dell’immagine dipende dalla posizione del feto e dallo spessore del tessuto adiposo nella parete addominale della mamma. Le immagini sono infatti migliori quando il piccolo è rivolto verso la sonda e non vi sono davanti il cordone, gli arti o la placenta e se il tessuto adiposo della mamma ha uno spessore piccolo che non interferisce con la trasmissione degli ultrasuoni.
Oltre ad offrire la possibilità di vedere il bambino, l’ecografia 3D può avere un utilizzo clinico. In ambito ginecologico consente uno studio più approfondito della sfera genitale interna femminile, utero e ovaie. Permette inoltre di diagnosticare condizioni che risultano sospette in un’ecografia bidimensionale, come le malformazioni uterine congenite e di identificare diverse patologie ginecologiche endocavitarie. In ambito ostetrico consente invece di diagnosticare eventuali anomalie del cordone ombelicale, degli arti, del torace e degli organi fetali interni. Si otterranno delle immagini statiche in grado di raffigurare il feto come realmente è, proprio come se venisse fotografato dall’interno della pancia della madre.